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MBSR – Mindfulness Based Stress Reduction

Marzo 1, 2023 in 2023, Ansia, BeMindful, Corsi, MBSR, Mindfulness, Senza categoria, Stress da

Programma terapeutico di gruppo per la riduzione dello stress

Il programma Mindfulness Based Stress Reduction (MBSR) è un protocollo basato sulla mindfulness messo a punto originariamente dal prof. Jon Kabat-Zinn presso il Medical Center dell’Università del Massachusetts per trasferire alle persone un modo profondamente differente di affrontare molte delle problematiche sia fisiche che psicologiche legate allo stress.

Il programma consiste di 8 sessioni di gruppo settimanali della durata di 2 ore e mezzo, più una giornata ‘intensiva’ (domenica dalle 10 alle 17.30) e una serie di esercizi guidati quotidiani da svolgere a casa tra una sessione  e l’altra, che richiedono  un impegno di circa 45 minuti.

Presso il centro è possibile partecipare ad un programma MBSR totalmente aderente al canone originariamente elaborato da John Kabat-Zinn, condotto dal Dott. Alessandro Marcengo (Istruttore Certificato AIM – Associazione Italiana Mindfulness). L’ammissione al gruppo è subordinata ad un colloquio individuale con l’istruttore.

Nel rispetto dell’intenzione originaria il programma si rivolge sia a persone con una riconosciuta sofferenza fisica o psicologica, sia a tutti coloro che si trovano a vivere a contatto con l’intensità e il disagio dell’esperienza umana derivante dalla difficoltà di gestire eventi stressanti come malattie, lutti, separazioni, incidenti, avvenimenti traumatici o infine al sempre più consueto disagio determinato dalla costante sovraesposizione a molteplici ruoli ed attività. In particolare l’iperattività e la complessità dei differenti contesti relazionali ai quali siamo esposti quotidianamente determinano talvolta una dimensione di stress importante che può esprimersi in disturbi del sonno, dell’attenzione, dell’alimentazione o nel prodursi di stati di agitazione, ansia, inquietudine, depressione e in un’ampia serie di disturbi fisici correlati.

In particolare la ricerca scientifica svolta negli ultimi trent’anni ha evidenziato un significativo beneficio delle pratiche proposte dal programma MBSR nelle seguenti aree di sofferenza:

agendo:

  • profondi cambiamenti dell’atteggiamento, del comportamento e della percezione di se, degli altri e del mondo;
  • un’azione di importante sulla dimensione del corpo, sulle capacità di auto-guarigione, sull’efficacia delle risposte immunitarie, sulla capacità di fronteggiamento dello stress e sullo sviluppo di una generale sensazione di benessere fisico;
  • per alcune dimensioni cliniche una significativa riduzione dei sintomi fisici e psicologici a lungo termine.

Come tale il programma MBSR viene proposto oggi in più di 400 ospedali negli Stati Uniti e nelle strutture sanitarie maggiormente all’avanguardia ed attente al contesto della medicina integrativa in differenti paesi nel mondo. Inoltre al fine di affrontare molte delle problematiche psicologiche e fisiche legate allo stress in istituzioni complesse l’applicazione del programma MBSR ha trovato progressivamente spazio anche in programmi di intervento nelle aziende, nelle organizzazioni sanitarie, nelle istituzioni scolastiche e nelle carceri.

Durante il programma saranno forniti i file audio per la pratica a casa e le schede di lavoro settimanali. 

Ai partecipanti che avranno completato il percorso sarà consegnato un attestato di partecipazione.

Modalità di iscrizione e costi

La partecipazione al gruppo in partenza è subordinata ad un colloquio individuale con l’istruttore da fissare via mail attraverso l’indirizzo: info@bemindful.it indicando nome, cognome e numero di telefono.

Il costo per la partecipazione al programma (complessivamente circa 28 ore), comprensivo del materiale di lavoro, è di 290€.

Calendario e sede

Consulta il calendario >>>

Le iscrizioni sono attualmente aperte

 

COVID-19 – Tutti i gruppi si svolgeranno nel rispetto delle norme anti-contagio vigenti nel periodo in oggetto (eventuale distanziamento, mascherine, procedure di accesso alla struttura, rilevazione preventiva dei sintomi per partecipanti ed istruttori, sanificazione degli ambienti, etc.).

 

Riferimenti

Dott. Alessandro Marcengo

Per contatti ed informazioni

Mail: info@bemindful.it
Tel: 011-3857740

 

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IMP – Interpersonal Mindfulness Program

Agosto 5, 2022 in 2022, BeMindful, Benessere, Corsi, gestione emozioni, Gruppo, miglioramento, Mindfulness, potenziamento, Programma, Senza categoria, sostegno psicologico, Stress da

Programma avanzato di Mindfulness relazionale

L’Interpersonal Mindfulness Program è un percorso di Mindfulness avanzato basato sulla integrazione della pratica meditativa dell’Insight Dialogue sviluppata da Gregory Kramer con le modalità strutturate caratteristiche del programma MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) elaborato da Jon Kabat-Zinn. Tale integrazione nasce dalla collaborazione tra lo stesso Gregory Kramer, e Florence Meleo-Meyer (direttrice dei training per istruttori del Center for Mindfulness di Worcester, MA) che insieme a Phyllis Hicks (Senior Teacher di Insight Dialogue) ha elaborato il programma IMP.

L’IMP parte da una considerazione fondativa: grandissima parte della sofferenza e dello stress che sviluppiamo nasce dalle relazioni che viviamo quotidianamente. Anche se abbiamo una pratica personale solida e consistente la consapevolezza e la saggezza coltivata individualmente sembrano talvolta dissolversi improvvisamente nel contatto con gli altri. L’IMP è allora finalizzato a ridurre questa sofferenza e questo stress relazionale coltivando pratiche che nutrono e stimolano una maggiore consapevolezza e presenza durante le quotidiane interazioni umane, soprattutto le più importanti per noi.

In particolare l’IMP è finalizzato a:

  • approfondire ad un nuovo livello la propria pratica (coltivando una consapevolezza che si apre dall’individuale al relazionale)
  • accedere a nuove istruzioni meditative per nutrire di consapevolezza  le nostre complesse quotidiane relazioni
  • riconoscere reattività automatiche che sorgono nel contatto e nell’esposizione all’altro
  • coltivare stati mentali ed azioni salutari unitamente alla capacità di lasciare andare quelli non salutari
  • apprendere possibilità di ascolto più profondo di sé e degli altri

Il programma indirizza lo stress di tipo relazionale che sorge nelle nostre relazioni più importanti (la coppia, i figli, i genitori, i fratelli, gli amici, i colleghi) così come quelle fugaci e continue con gli estranei e potenzialmente con ogni altro essere umano. La complessità e la dinamicità delle relazioni con le quali ci confrontiamo quotidianamente producono facilmente dimensioni di stress estremamente importanti che spesso arrivano ad interagire con condizioni di ansia, irritazione, colpa, tristezza e nella possibilità frequente di disturbi fisici correlati.

Così come la meditazione sul corpo, sul respiro, e su altri oggetti sono differenti forme di pratica di meditazione individuale, anche l’Interpersonal Mindfulness Program utilizza metodi specifici per coltivare attenzione, presenza, consapevolezza e intuizione profonda. Il fondamento della Mindfulness Relazionale è costituito dalle sei istruzioni meditative dell’Insight Dialogue. Sessione dopo sessione ciascuna di queste linee guida viene offerta, praticata insieme, portata con sé da ciascun meditante ed integrata nella propria vita interpersonale. La consapevolezza in relazione viene nutrita e coltivata inoltre grazie alla pratica con i compagni di corso, la meditazione silenziosa e tutti gli altri elementi costitutivi dell’IMP.

Il programma si colloca in una cornice di circa due mesi. Si compone di 8 sessioni di gruppo della durata di 2 ore e mezzo con cadenza settimanale ed una giornata ‘intensiva’ tra la quarta e la quinta sessione (il sabato dalle 10 alle 17.30). Durante l’intero programma è richiesto di praticare quotidianamente (pratica formale, informale e relazionale). L’impegno richiesto è orientativamente di circa 45 minuti al giorno.

Il programma IMP al quale è possibile partecipare presso il nostro centro è totalmente aderente alla struttura, la forma ed i contenuti originariamente elaborati da Gregory Kramer, Florence Meleo-Meyer e Phyllis Hicks ed è condotto da Alessandro Marcengo istruttore IMP certificato Metta Programs (USA).

L’IMP è un programma avanzato è quindi necessario per partecipare al programma soddisfare almeno una di queste tre condizioni:

  • avere completato un programma MBSR (Mindfulness-Based Stress Reduction) o MBCT (Mindfulness-Based Cognitive Therapy) o in ogni caso un percorso strutturato di Mindfulness in gruppo sotto la guida di un istruttore qualificato
  • avere una solida base di esperienza di meditazione di consapevolezza in un contesto di gruppo (Es. Vipassana, Zen)
  • avere partecipato a ritiri di Insight Dialogue

Durante il programma saranno fornite settimanalmente le schede di lavoro e i file audio necessari al lavoro a casa.
Ai partecipanti che avranno completato il percorso verrà consegnato l’attestato di partecipazione al programma IMP.

Sede e orari

Consulta il calendario >>>

Istruttore

Il programma Interpersonal Mindfulness  (IMP) è condotto da: Alessandro Marcengo:

  • Istruttore certificato MBSR/MBCT – Associazione Italiana Mindfulness AIM
  • Istruttore certificato IMP – Metta Programs (USA)

Modalità di iscrizione e costi

Per iscriversi occorre inviare una mail a info@bemindful.it indicando nome, cognome, numero di telefono e precedenti percorsi di gruppo (MBSR/MBCT/IMP Etc.) fatti presso BeMindful o in altri centri accreditati.

Il costo per la partecipazione al protocollo (complessivamente circa 28 ore), comprensivo del materiale di lavoro, è di 330€.

COVID-19 – Tutti i gruppi si svolgeranno nel rispetto delle norme anti-contagio vigenti nel periodo in oggetto (eventuale distanziamento, mascherine, procedure di accesso alla struttura, rilevazione preventiva dei sintomi per partecipanti ed istruttori, sanificazione degli ambienti, etc.).

Riferimenti

Dott. Alessandro Marcengo

Per contatti ed informazioni

Mail: info@bemindful.it
Tel: 011-3857740

 

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Disturbo da abuso e dipendenza da alcol

Novembre 28, 2021 in Senza categoria da

L’uso problematico di alcol

Le sostanze che contengono alcol etilico sono conosciute e utilizzate da millenni, sia come alimenti, che per gli effetti psicoattivi che possono indurre. L’alcol etilico è la seconda sostanza psicoattiva più diffusa al mondo, seconda solo alla caffeina, dalla quale si distingue principalmente perché: ha effetti psicoattivi ben più importanti e conseguenze sulla salute che possono essere molto serie.

Dunque l’alcol etilico non può essere considerato una comune bevanda, poiché agisce anche sul Sistema Nervoso Centrale (Cervello), modificandone il funzionamento e, conseguentemente, alterando il comportamento; inoltre è una sostanza fondamentalmente tossica per il nostro organismo che può provocare conseguenze negative per la salute di chi ne fa uso.

“Gli effetti a breve termine dell’etanolo, psicologici e comportamentali, sono limitati soprattutto al SNC, dove un insieme di effetti stimolanti e deprimenti si verifica dopo avere assunto basse dosi di etanolo.” (R.M. Julien, C.D. Advokat, J.E. Comaty; “Droghe e farmaci psicoattivi”; Zanichelli 2012).

È per tali effetti che alcune persone divengono consumatori abituali poi abusatori e, talvolta, dipendenti da alcol, si tratta di un processo graduale spesso inconsapevole, facilitato dalla diffusione del consumo di bevande alcoliche in gran parte delle culture da millenni, tale consumo può essere sia alimentare che ricreativo, ma entrambe le tipologie di consumo possono portare a: consumi eccessivi, abuso e dipendenza.

Il riconoscimento dell’alcolismo come malattia ha avuto inizio alla fine degli anni ’50 negli USA e si è poi diffuso a tutti i paesi occidentali, nel 1992 è stato definito: “… una malattia primaria cronica, con fattori genetici, psicologici, sociali e ambientali che ne influenzano lo sviluppo e le manifestazioni…” (R.M. Morse, D.K. Flavin; “The definition of Alcoholism”, Journal of the American Medical Association 1992).

Parallelamente si è iniziato a riconoscere che, molte delle persone che consumano in modo eccessivo alcolici, lo fanno per gli effetti che questi hanno su di loro, in quella che non pochi studiosi hanno definito: “automedicazione” dei propri stati o problemi psicologici. Vari studi hanno cercato di fare luce in tale senso e già nel 1997 due autorevoli studiosi hanno scritto: “Una grande quantità di evidenze indicano che molti, e forse la maggior parte, degli alcolisti non hanno un alcolismo primario. Il loro alcolismo è associato ad altre psicopatologie, inclusa la dipendenza da altre droghe, la depressione, la malattia maniaco-depressiva, i disordini dell’ansia o la personalità antisociale” (D.W. Goldwin, W.F. Gabrielli; Alcohol: Clinical Aspects, in J.H. Lowinson, P. Ruiz, R. B. MIllman, J.G. Langrod Substance Abuse: A Comprensive Textbook; Baltimore: Williams & Wilkins 1997) distinguendo quindi tra: alcolismo primario e secondario, quest’ultimo instauratosi sulla base di preesistenti problematiche psicologiche. È inoltre frequente il caso di persone che sviluppano un disagio psichico o una psicopatologia, in seguito ad un consumo eccessivo di alcol o altre sostanze.

Per tale motivo l’intervento psicologico ha un ruolo fondamentale, nel trattamento delle problematiche legate all’abuso di alcol e di sostanze in genere, poiché se le componenti psicologiche non vengono affrontate in modo opportuno possono rappresentare un vero e proprio ostacolo al conseguimento di risultati positivi stabili e duraturi.

Riferimento

Dr. Paolo Marostica, Psicologo, Psicoterapeuta
Email: paolo.marostica@serviziclinici-ccc.it

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Protocollo “Circle of security – Parenting COS-P”

Gennaio 30, 2021 in Età Evolutiva, famiglia, genitori, gestione emozioni, Gruppo, Programma, Senza categoria, Torino da

Un corso per migliorare la sicurezza dei propri bambini e ragazzi, per una crescita sana e completa.

“Tutti vogliamo sapere di essere tenuti nella mente e nel cuore di un altro”
Diana Fosha, Ph.D.

La scienza umana odierna spiega molto chiaramente che ciascun essere umano sviluppa la propria individualità a partire da un “essere con”. Da quando si nasce si ha bisogno di figure di riferimento che diano l’aiuto necessario per poter “stare” e “andare” nel mondo. Senza i caregivers (i genitori e tutte le figure che si prendono cura di) nessun bambino riuscirebbe a sopravvivere. “L’essere con” genera qualcosa che è più che la somma dei singoli: quando ci sono due persone la relazione tra le due genera qualcosa di unico, dinamico e sempre nuovo. È nelle relazioni con gli altri che si costruisce la propria personalità, nella relazione, gli esseri umani, prendono forma e sviluppano i loro schemi d’azione, esprimono le loro emozioni, accrescono i loro valori. Possiamo dire che la condizione umana, nei primi anni di vita, si basa su tre sistemi d’azione fondamentali (detti anche sistemi motivazionali): il sistema di attaccamento (che ci spinge a chiedere aiuto quando necessario), il sistema di accudimento (che ci rende solleciti nel fornire cura a chi ha bisogno) e il sistema esplorativo (che ci permette di scoprire il mondo, essere curiosi, esprimere la propria identità, ecc.).
Sia il bambino che il genitore hanno bisogno di stare in relazione e lo fanno attraverso questi 3 sistemi motivazionali, che si attivano/disattivano continuamente in base ai bisogni cui la persona deve rispondere. Oggi sappiamo che la qualità delle relazioni di attaccamento tra genitori e figli può essere un fattore di protezione (o di rischio) in termini di eventuali problematiche che potrebbero emergere nel corso dello sviluppo del bambino (tra cui: difficoltà nel calmarsi dopo eventi stressanti, alto rischio di problematiche emotive, difficoltà nella regolazione emotiva, bassa autostima, rifiuto da parte dei pari). 50 anni di ricerca sulla teoria dell’attaccamento hanno dimostrato che i bambini e gli adolescenti con una relazione di attaccamento sicuro:

  • sono più felici e collaborativi con i genitori
  • sono meno arrabbiati e aggressivi
  • riescono a mantenere relazioni amicali più positive e forti
  • sono più sicuri nel risolvere problematiche a livello relazionale e sociale (anche da adulti)
  • riescono a costruire relazioni più stabili con sorelle e fratelli
  • hanno una maggiore autostima
  • credono fortemente che per qualsiasi problema si può trovare una soluzione
  • si fidano del fatto che possono chiedere aiuto, ma al tempo stesso imparano anche a credere in loro stessi nel farcela da soli
  • si fidano delle persone che amano
  • sanno essere gentili ed empatici

Circle of security – Parenting COS-P®: cos’è e cosa propone?

Il Circolo della Sicurezza – Parenting (COS-P) è stato creato da Cooper, Hoffman, Marvin, Powell nel 1998. Il protocollo è validato in tutto il mondo con prove di evidenza clinica. L’approccio del Circolo della Sicurezza si propone di aiutare i genitori a riconoscere e rispettare il bisogno reciproco di connessione presente in sé stessi e nei propri bambini, osservando come i 3 sistemi di azione si attivano e come il genitore, stando attento al bisogno del figlio, può aiutarlo a vivere nel mondo sicuro di sé e fiducioso negli altri. Migliorare la relazione genitore-bambino, vuol dire dare l’opportunità al figlio di essere un bambino sicuro e di migliorare la qualità del legame e della sua vita più in generale. Lo scopo principale del percorso è quello di prevenire o riflettere sulle difficoltà emotive e relazionali dei bambini. Esso è indicato dunque sia per casi sintomatologici, sia in ottica di promozione della sicurezza per il bambino, in un’ottica psico- educativa.

Attraverso questo programma vengono esplorati, con il genitore, i vari tipi di bisogni che un bambino può avere, aiutandolo a comprendere come stare in ciascuno di essi. È data importanza particolare al ruolo della regolazione e organizzazione delle emozioni. I figli imparano a regolare i loro stati emotivi interni grazie alla capacità dell’adulto di riferimento di contenere e gestire le loro emozioni. Man mano che si cresce si passa dall’etero-regolazione all’ auto-regolazione, in base a schemi appresi e automatizzati. Pertanto con il circolo della sicurezza si lavora sulla capacità di “essere con” il bambino mentre prova le diverse emozioni, insegnandogli ad accoglierle e regolarle. Infine i genitori vengono aiutati a comprendere i comportamenti dei figli che non sono sempre di facile comprensione e i bisogni mascherati, o non espressi.

Dalle teorie dell’attaccamento sappiamo che i genitori rispondono alle segnalazioni emotive e ai bisogni dei propri bambini in base alla qualità delle loro relazioni primarie a agli schemi che hanno appreso a loro volta nell’infanzia. Se il genitore nella sua infanzia ha vissuto delle emozioni in modo invasivo, o senza riuscire a gestirle e tollerarle, questi stati emotivi diventano intollerabili, anche quando li vive il proprio bambino. Per cui il bambino non potrà imparare a gestire in modo funzionale tali stati emotivi. In particolare, non percependo la disponibilità del genitore rispetto a quello specifico stato interno, il bambino eviterebbe di manifestare tale bisogno o lo richiederebbe in modo non funzionale sviluppando un attaccamento insicuro e a volte in conseguenza a ciò dei sintomi.

Lo scopo dunque è quello di migliorare la capacità di rispondere in modo adeguato alle richieste emotive del figlio sostenendo un attaccamento sicuro.

Come si sviluppa in programma?

Il programma COS-P® è un intervento manualizzato di sostegno alla genitorialità suddiviso in 8 incontri di circa un’ora e mezzo ciascuno. È supportato da un dvd che propone diversi filmati per facilitare l’apprendimento dei vari concetti.

Gli incontri, previsti per gruppi di genitori, hanno un fine preventivo e psico-educativo; adatti a genitori per bambini e/o adolescenti. Il programma è particolarmente indicato per bambini della fascia 0-5 anni, ma viene utilizzato anche per le altre fasce di età. Lo svolgimento del protocollo, in base al modulo affrontato e alle varie fasi, può variare in termini di tempo (Zeanah et al. 2013, Manaresi, 2012).

Nel programma è previsto un lavoro prima teorico e poi pratico attraverso esercitazioni con i supporti video per favorire l’acquisizione della consapevolezza dei processi di regolazione e strutturazione delle dinamiche relazionali (Zeanah et al. 2013).

Essi sono condotti da uno psicoterapeuta che ha effettuato il training specifico ed è iscritto nel registro “Circle of Security – Parenting, COS-P”, che guiderà i genitori attraverso confronti, domande e riflessioni.

Per i genitori e gli educatori, che devono aiutare i loro ragazzi nella costruzione di risorse da usare in ambienti sempre più complessi, diventa fondamentale puntare all’essenza della relazione:

  • per favorire il benessere dei propri figli;
  • per dare ai figli la possibilità di avere un porto sicuro a cui approdare e una base sicura da cui prendere il largo;
  • per offrire gli strumenti necessari ad un pieno sviluppo del sé.

Percorsi attualmente attivi

Online, tramite piattaforma Skype o presso Servizi Clinici – sede “Galileo Ferraris” –  C.so Galileo Ferraris 110 – Torino tenuto dalla Dr.ssa Laura Schiavo, Psicologa, Psicoterapeuta

Scarica il volantino >>>

Riferimenti

Servizi Clinici – sede “Galileo Ferraris” – C.so Galileo Ferraris 110

Servizi Clinici – sede “Massimo D’azeglio” – C.so Massimo D’Azeglio 10

 

Bibliografia

  • Ainsworth, M. D., Blehar, M., Waters, E., Walls, S. (1978). Patterns of attachment. Hillsdate, NJ: Erlbaum.
  • Bowlby, J. (1969). Attachment and Loss, vol.1: Attachment, New YOtrk, Basic; tad. Attaccamento e perdita, vol. 1: L’attaccamento alla madre. Torino; Boringhieri, 1972.
  • Cassidy, J., Brett, B. E., Gross, J. T., Stern, J. A., Martin, D. R., Mohr, J. J., et al. (2017). Circle of Security-Parenting: A randomized controlled trial in Head Start. Development and Psychopathology, 29, 651–673. https://doi.org/10.1017/S0954579417000244
  • Cassidy, J., Woodhouse, S., Sherman, L., Stupica, B., & Lejuez, C. (2011). Enhancing infant attachment security: An examination of treatment efficacy and differential susceptibility. Development and Psychopathology, 23(1), 131–148.
  • Hoffman, K., Marvin, R., Cooper, G. & Powell, B. (2006). Changing toddlers’ and preschoolers’ attachment classifications: The Circle of Security Intervention. Journal of Consulting and Clinical Psychology, 74, 1017-1026.
  • Huber, A., McMahon, C., & Sweller, N. (2015a). Efficacy of the 20-week Circle of Security Intervention: Changes in caregiver reflective functioning, representations, and child attachment in an Australian clinic sample. Infant Mental Health Journal, 36(6), 556–574.
  • Huber, A., McMahon, C., & Sweller, N. (2015b). Improved child behavioural and emotional functioning after Circle of Security 20-week intervention. Attachment and Human Development, 17(6), 547–569
  • Liotti G. & Farina B. (2011) Sviluppi traumatici. Eziopatogenesi, clinica e terapia della dimensione dissociativa

 

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Disturbo da accumulo – Trattamento Integrato

Aprile 8, 2015 in Accumulo Compulsivo, Disturbo, Disturbo da Accumulo, Disturbo Ossessivo Compulsivo, Hoarding Disorder, Individuale, Psicoterapia, Senza categoria, Servizio, Terapia, Torino, Trattamento da

Hoarding – Consulenza e Terapia

Il disturbo da accumulo (a volte indicato anche come Disposofobia, Hoarding Disorder, Accumulo Compulsivo, Accaparramento Patologico, Sindrome Messie, Sindrome Collyer, Sillogomania) è un disturbo caratterizzato dall’accumulo continuativo di beni, acquistati o raccolti, e dalla successiva incapacità di eliminarli dai propri spazi vitali (casa, auto, ufficio, ecc.). Nel tempo questo determina il progressivo ingombro di tutte le aree disponibili, incluse quelle essenziali per cucinare, dormire e lavarsi, provocando in ultimo l’impossibilità di svolgere le normali attività quotidiane. Il disturbo da accumulo comporta spesso rilevanti impatti sulla persona ed i suoi familiari, sia in termini finanziari, sia attraverso una riduzione importante del funzionamento lavorativo e sociale.

Dal 2013 il disturbo di accumulo è incluso nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM-V) come disturbo a sé stante dotato di propri criteri diagnostici.

Le possibilità di terapia vanno identificate in riferimento allo specifico caso. In alcune situazioni il comportamento di accumulo può essere secondario ad altre patologie, in tal caso il percorso terapeutico sarà basato sulla patologia primaria. Nella maggior parte delle situazioni è viceversa il disturbo da accumulo stesso a risultare primario, in tal caso la Terapia Cognitivo Comportamentale specifica per l’hoarding, avendo dato prova di efficacia in numerosi trial clinici, risulta il trattamento di elezione.

Servizi Offerti

  • Consulenza individuale – Talvolta i rapporti familiari sono fortemente provati dalla convivenza con il disturbo da accumulo. Si sente in questo caso la necessità di “fare qualcosa” per il proprio caro o per se stessi. E’ importante in questo caso avere una valutazione individuale del caso, un esame specifico sulla possibile co-occorrenza di altre patologie, un’idea chiara delle possibilità di trattamento ed una serie di linee guida per facilitare l’eventuale convivenza col disturbo.
  • Trattamento Integrato del disturbo da accumulo – A valle della valutazione del caso, è possibile attivare un percorso di trattamento integrato dell’hoarding secondo il protocollo Cognitivo Comportamentale specifico per il disturbo. Si tratta di un percorso svolto in parte a domicilio ed in parte in studio, indirizzato a sviluppare nella persona le capacità per fronteggiare in autonomia le manifestazioni del disturbo.

Riferimento

Dott. Alessandro Marcengo [amarcengo@psicoterapie.pro]

Équipe

Dott. Alessandro Marcengo
Dott.ssa Emanuela Sabena

Approfondimento

Per saperne di più su Disturbo da Accumulo, Hoarding Disorder, Disposofobia, Accumulo Compulsivo, Accaparramento Patologico, Sindrome Messie, Sindrome di Collyer, Sillogomania: Disposofobia.org

Bibliografia

  • American Psychiatric Association. Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorders. 5th ed., text revision. Washington, DC: American Psychiatric Press; 2013
  • Frost R.O., Hartl T.L., A cognitive-behavioral model of compulsive hoarding. Behav Res Ther 1996;34:341–350.
  • Frost R.O., Steketee G, Tolin D, Brown T. Co-morbidity and diagnostic issues in compulsive hoarding. Paper presented at: Annual Meeting of the Anxiety Disorders Association of America 2006; Miami.
  • Hartl, T. L., Duffany, S. R., Allen, G. J., Steketee, G., & Frost, R. O. (2005).Relationships among compulsive hoarding, trauma, and attention-deficit/hyperactivity disorder. Behaviour Research and Therapy, 43, 269-276.
  • Mataix-Cols D, Frost RO, Pertusa A, et al. Hoarding disorder: a new diagnosis for DSM-V? Depress Anxiety. 2010;27:556-572.
  • Muroff J, Bratiotis C, Steketee G. Treatment for hoarding behaviors: a review of the evidence. Clin Soc Work J. 2010. doi:10.1007/s10615-010-0311-4. 2010
  • Pertusa A, Frost RO, Fullana MA, et al. Refining the diagnostic boundaries of compulsive hoarding: a critical review. Clin Psychol Rev. 2010;30:371-386.
  • Rachman S, Elliott CM, Shafran R, Radomsky AS. Separating hoarding from OCD. Behav Res Ther 2009;47: 520–522.
  • Steketee G, Frost RO, Kyrios M. Cognitive aspects of compulsive hoarding. Cognitive Therapy and Research. 2003;27:463-479.
  • Tolin, D. F., Frost, R. O., & Steketee, G. (2007). An open trial of cognitive-behavioral therapy for compulsive hoarding. Behaviour Research and Therapy, 45, 1461-1470.
  • Tolin, D. F., Frost, R. O., Steketee, G., & Fitch, K. E. (2008). Family burden of compulsive hoarding: Results of an Internet survey. Behaviour Research and Therapy, 46, 334-344.